L’oro Greco di Tufo

greco«In verità il vino Greco era così pregiato, che nei banchetti veniva versato solo una volta.» Così Plinio il Vecchio narrava l’alto valore e la delicatezza del Greco di Tufo DOCG.  Ad elogiarlo furono anche Virgilio, Catone, Columella e Marrone, che lo portarono sempre come esempio di eccelsa e pregiata espressione vinicola italiana.
Un vino, il Greco di Tufo, che  affonda le sue radici nel X° sec. d.C., alle pendici del Monte Gloria, lungo le rive del fiume Sabato, dove sorse il primo nucleo della futura Tufo, con i suoi primi rudimentali insediamenti, realizzati proprio grazie allo sfruttamento della preziosa roccia vulcanica, presente diffusamente nel sottosuolo di questa area dell’Irpinia longobarda. Questo nuovo centro assunse subito una notevole importanza per la sua strategica posizione di osservazione. Nel Medioevo, infatti, Tufo fu munito di importanti fortificazioni e diventò teatro di memorabili battaglie.
È nell’antico vitigno Greco, indicato dai Latini col nome di Aminea Gemina che il Greco di Tufo ebbe i natali. Originario della Tessaglia, questo vitigno fu importato in Campania nel 2000 avanti Cristo circa dai Greci, che ne diffusero la coltivazione prima alle pendici del Vesuvio, e successivamente nell’Avellinese, in special modo a Tufo, il cui terreno ricco di zolfo e altri minerali risultò particolarmente adatto alla coltivazione di tale vitigno.
Oggi la zona di produzione comprende il territorio collinare che, a nord di Avellino, si estende fino alla provincia di Benevento. Il Greco di Tufo DOCG è prodotto da uve provenienti dai vigneti di otto comuni della provincia di Avellino: Tufo, Chianche, Altavilla Irpina, Santa Paolina, Montefusco, Torrioni, Prata di Principato Ultra e Petruro Irpino. Questo territorio si trova in prossimità del parco regionale del Partenio, così fertile da giustificare, anche da solo, l’appellativo di ‘verde Irpinia’ dato alla provincia di Avellino.
È nel 1970 che al Greco di Tufo viene conferito il riconoscimento della denominazione di origine controllata, ma qualche anno più tardi, nel luglio del 2003 il vino campano, dal colore oro vivace, dal profumo ampio e intenso, viene insignito anche della fascetta di denominazione di origine controllata e garantita . Nello stesso anno, peraltro, è nato il Consorzio dei Viticoltori degli Otto Comuni, con l’impegno di valorizzare, promuovere e tutelare l’immagine, la denominazione delle uve  e dei vini docg Greco di Tufo.
Il Greco di Tufo, in qualità di vino secco, si accompagna amabilmente ad antipasti, in particolare a base di pesce, piatti freddi, frittura di pesce, ostriche, crostacei arrosto o saltati, pesce alla griglia, baccalà e aragosta, frutti di mare o zuppe di pesce. Ideale insomma per l’aperitivo, si beve fresco, a una temperatura di circa 8°-10° C., ma il suo vero matrimonio è con pappardelle o risotto ai funghi porcini. La più tipica delle unioni lo vede accanto a un classico piatto di pasta con i cavoli e la spigola in bianco, ricette molto semplici, di cui esalta il sapore. Resta comunque un vino avvincente negli accenti erbacei, vegetali, di mandorla e frutta tostata, ed è per questo che talvolta può anche essere gustato insieme ai dolci della tradizione campana.

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