Vitis labrusca

 

Un’ampia raccolta di documenti storici, risalenti alla metà del 1800, riconosce alla zona di Modena l’origine del Lambrusco. È pur vero però, che di “Vitis labrusca” si parla fino dall’epoca romana, i latini chiamavano così un vitigno selvatico che produceva frutti dal gusto aspro e che cresceva ai margini dei campi coltivati. Lambrusca in latino vuol dire selvati1371376457ca e si può far risalire all’unione di “labrum” e “ruscum” per indicare una pianta selvatica che nasce ai bordi dei campi. Altro significato è dato dall’unione dei vocaboli “labens” e “bruscum” cioè di pianta pendente e nodosa, come la vite. Ma è solo dal XIV secolo che si riesce a sviluppare una selezione che permette una vinificazione soddisfacente. Alcuni documenti dell’epoca testimoniano che le cantine dei Duchi Estensi erano ben rifornite di “Lambrusca”. Solo a partire dal settecento il vino viene imbottigliato e con tappi di sughero che permettono la conservazione all’interno della bottiglia della fermentazione naturale degli zuccheri. Nota storica, degna di menzione, è la predilezione che il poeta Giosuè Carducci aveva per il Lambrusco, che veniva spesso a bere direttamente a Modena in un’antica trattoria ancora esistente e che porta il suo nome. Nel 1970 i produttori hanno ottenuto il riconoscimento DOP per i vini Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. Dalla vendemmia 2009 i produttori la DOP “Lambrusco di Modena” riconosciuta nel 1970.

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